Obli..ché?

Sono sicura che chiunque, almeno una volta nella vita, s’è trovato ad aver a che fare con quella figura mitologica metà donna e metà pennuta da cortile (col cervello che di certo non appartiene alla prima), dotata di un fisico longilineo, bel paio di tette, chioma fluente, labbra seducenti e di una terribile arma di sterminio: la risata senza senso.

Si, sto parlando di loro.

Quelle che recano vergogna al genere femminile e confermano i tanto odiati luoghi comuni che 40 anni di lotte femministe non sono riuscite a debellare.
Quelle che te le trovi già all’asilo, figlie di altre come loro. Quelle che è fin dal battesimo è d’obbligo vestire griffato e che dal primo giorno di scuola ti rinfacciano che le loro Barbie hanno il tallieur di Gucci mentre le tue sono nude e rovinate, se non di seconda mano.
Quelle che alle medie scampano agli ormoni, ai chili di troppo, all’apparecchio per i denti, quelle grazie alle quali capisci cos’è il concetto “lei-figa-tu-cozza“, quelle, per intenderci alla perfezione, che quando a te piace uno e sei già amareggiata per le scarse possibilità di conquista.. arrivano e se lo limonano al posto tuo. Magari concludendo con “ma si, è uno sfigato come gli altri”.

Sono quelle che, mannaggia a loro, rimangono fighe pur col passare del tempo e chi se ne frega se quando parlano sono irritanti, ignoranti, fuori dal mondo (d’altronde per loro è difficile seguire persino studio aperto), tanto avranno sempre una schiera di affamati e biechi morti di fame che annuiranno e diranno ad ogni assurdità “OOOOOOOOOOH, DAVVERO?”. Tu invece devi anche solo dire “occhio, spostatevi che c’è un tir che vi prende in pieno” ma lo dovrai ripetere minimo tre volte per farti considerare.

Dite che sono invidiosa?
Può essere, io d’altronde quando accendo la tv e mi sintonizzo su qualsiasi canale con bellocce seminude rimango lì.. e mi domando cosa voglia dire essere come loro: poter lasciare i miei neuroni sotto-vuoto, ancora nel cellophane e attirare masse di storditi, ottenendo ciò che desidero, così, con uno schiocco di dita. Anzi, mi accontenterei anche solo di sapere che vuol dire non aver paura di chiedere a un ragazzo se vuole uscire, zero ansia nel dovermi trovare vestiti che mascherino i miei difetti, zero tempo sprecato col correttore a cancellare le cicatrici dell’acne.. zero frustrazione quando, dopo una settimana a insalata e limone, crollo davanti ad una pizza ai quattro formaggi.

E boh non lo saprò mai.
Come non saprò mai cosa vuol dire fare la pipì da in piedi. Me ne farò una ragione.

Comunque ci tenevo a precisare che tutto sto post nasce da un ricordo che, non so come, è riaffioriato nella mia memoria qualche giorno fa.
Ero in stazione (in stazione, come ben saprete se leggete il mio blog, mi capita di tutto e di più!) con una che frequentava il mio stesso istituto e a un certo punto dico:
-Cavolo, aspetta che devo obliterare-.
-Obli…chè?-.
-Obliterare..-. La mia interlocutrice risponde con un’espressione vacua. Preciso: -Mettere il biglietto nell’obliteratrice!-. E le mimo il gesto con il biglietto in mano.

-Aaaah, macomeminchiaparli! E di’ TIMBRARE!-.

Eh si, timbrare. Perchè la macchinetta di chiama timbratrice, non obliteratrice. Stolta io che leggo troppi libri.

Comunque vorrei ricordarvi che ogni volta che Sara Tommasi dice di essere laureata, un ragazzo abbandona l’università.

p.s. alla fine non l’ho più scritto.. ma avevate capito che stavo parlando delle OCHE?

Pubblicato da Little Cinderella

Nata nel "recente" 1984, sono appassionata di tutto ciò che è creativo e che permetta di giustificare la mia scarsa propensione all'ordine.